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Festival del giornalismo culturale

22 mar 2013
Si svolgerà a Urbino il 3 e 4 maggio. Relatori di altissimo prestigio e un concorso per giornalisti under 30 e per studenti delle Superiori. Uno sguardo su cosa avviene al di là delle Alpi.

di Ilaria Betti
e Antonella Ferrara

Scaffali pieni di libri, espositori con riviste d’arte e una gigantografia di Italo Calvino. Non poteva avvenire in uno scenario più suggestivo la presentazione del primo Festival del giornalismo culturale che si terrà a Urbino il 3 e 4 Maggio. A fare da sfondo all’evento saranno, invece, i luoghi simbolo dell’arte e della storia della città: nel Salone del trono e nelle Cucine di Palazzo Ducale si svolgerà una due giorni, organizzata dal dipartimento di Scienze della comunicazione dell’Università e dalla Scuola di Giornalismo di Urbino, sui temi dell’informazione culturale.

“Di festival dedicati al giornalismo ce ne sono molti – afferma Lella Mazzoli, organizzatrice dell'evento – ma di cultura non si parla mai. Ci sembrava interessante, invece, far partire un'iniziativa del genere proprio da Urbino, culla di cultura e città universitaria da 500 anni”.

Rapporto tra informazione mainstream e web, novità nell’informazione culturale e importanza degli inserti: questi i nuclei tematici che, come un filo d’Arianna immaginario, orienteranno le riflessioni di giornalisti, scrittori e accademici. Titolo dell'edizione è proprio “Dalla terz@ al web”: la chiocciola che sostituisce la lettera dell’alfabeto si carica di un grande valore simbolico per sottolineare il coinvolgimento del giornalismo culturale nella vertiginosa transizione che sta investendo il mondo dei giornali.

“Io credo che questo tipo di giornalismo-afferma Giorgio Zanchini, giornalista culturale e curatore del Festival- sia più sensibile di altri al cambiamento che i mezzi di comunicazione stanno attraversando. Proprio perché contiene in sé la parola “cultura”, termine che come tale definisce i rapporti con la società”.

La terza pagina, nicchia culturale nata in Italia nel 1901 e scomparsa nel 1956, è ancora oggi alla ricerca di una propria dimensione. Storicamente legato a un pubblico élitario, il giornalismo culturale negli ultimi anni si è aperto a argomenti più fruibili, come i temi enogastronomici che saranno affrontati nella prima giornata di incontri. Tra gli interventi più attesi e probabilmente più pungenti, ci sarà “Un j’accuse al giornalismo culturale italiano” del critico letterario Piero Dorfles. Ma il vero cuore dell’edizione sarà il tentativo, nella seconda giornata, di fotografare la situazione dell’’informazione culturale italiana. Giornalisti, scrittori, editori, sociologi: saranno una rosa di professionisti provenienti da settori diversi a discutere del tema, quasi a voler dimostrare che la cultura è il centro intorno a cui si muove un mondo più vasto di cui non fanno parte soltanto gli “addetti ai lavori”.

Nella seconda giornata si parlerà anche di inserti culturali. Perché ci sono tanti inserti culturali nel nostro paese? Secondo Giorgio Zanchini è un momento di grande vivacità per l’offerta culturale ma all’“abbondanza” si lega un problema “tutto italiano” dei lettori con la cultura. “In Italia si legge l’inserto per evitare la fatica di leggere un libro -spiega Giorgio Zanchini- ma negli ultimi anni la funzione divulgativa dei giornali è venuta meno”. Oggi la vera stampella dell’editoria è il mondo televisivo, che promuove la lettura più di quanto non facciano i giornali. “Il panorama che si profila all’orizzonte – continua Zanchini - non è dei migliori: l’Italia è un paese che ha perso l’abitudine di leggere. Le recensioni stanno scomparendo dai giornali”.

Cosa succede invece all’estero? Alberto Notarbartolo, vicedirettore di Internazionale, fornirà “uno sguardo dell’aquila” sulla situazione del giornalismo culturale all’estero, aiutato da altri tre colleghi del Mundo, Le Monde, Condè Nast Travel e El Pais. Finito il “viaggio europeo”, ne comincerà un altro tutto italiano attraverso quello che Alessandro Zaccuri ha definito “uno sguardo culturale sull’attualità”.

“Noi italiani - afferma Lella Mazzoli - tendiamo a usare la cultura per analizzare il presente”; e chiarisce Giorgio Zanchini: “Dopo l’11 settembre i nostri giornali hanno affrontato gli argomenti d’attualità non solo nelle prime pagine ma anche in quelle culturali. E questo accade solo nel nostro paese”. Ma se la cultura è specchio del mondo contemporaneo ne rifletterà luci e ombre: la crisi economica che ha colpito l’Italia si è riflessa inevitabilmente anche sulla stampa.

Non si spengono, però, le speranze di chi con il giornalismo “vuole mangiare” e di informazione culturale vuole vivere. Per questo nel bando di concorso del Festival, con scadenza 15 aprile 2013, si chiede ai ragazzi delle scuole superiori e ad aspiranti giornalisti under 30 di scrivere un articolo sul tema “Con la cultura si mangia?”. “Vogliamo invitare quante più persone possibile a riflettere sull’importanza della cultura nel nostro Paese. Noi crediamo - ha concluso Zanchini - che con la cultura si possa mangiare e speriamo che nel futuro questo sia sempre più vero”. (Da Il Ducato, periodico della Scuola di giornalismo di Urbino)