Sole 24 Ore e RCS stringono la cinghia
05 feb 2014di Federico Capezza
Una cura da cavallo per il Sole 24 Ore e i periodici del Gruppo Rcs nel periodo più nero del lavoro giornalistico in Italia. Per rimettere in sesto i bilanci, l’editore del quotidiano economico ha concluso un accordo venerdì scorso con il Comitato di Redazione, in attesa di ratifica da parte dell’assemblea di redazione, che prolunga lo stato di crisi fino al 2016. In questo periodo di passione i contratti di solidarietà saranno rinnovati con un taglio del 14% dell’orario di lavoro: in pratica, i redattori passeranno a casa tre giorni al mese.
Meno tempo in Redazione, ma anche meno soldi in busta paga: la riduzione dello stipendio è però solo del 5%, perché la diminuzione dell’orario sarà compensata al 60% dall’Inpgi (l’Ente previdenziale dei giornalisti) e al 10% dallo Stato. Il punto più controverso riguarda i pensionamenti anticipati che, secondo l’accordo, dovrebbero riguardare 38-40 giornalisti in età avanzata, ovvero le firme che hanno fatto la storia recente del giornale milanese.
Per i redattori del quotidiano di Confindustria l’alternativa al congedo è la “retrocessione” del contratto, da tempo indeterminato a collaborazione fissa, con un taglio salariale del 30-50%. A chi sceglierà di rimanere, senza più gradi sulle spalline, l’azienda fornirà un telefono cellulare e un computer portatile, in modo da poter lavorare da casa.
Nel Cdr c’è stato il forte dissenso all’accordo di Antonella Olivieri, veterana della redazione finanziaria, che ha sottolineato l’illegittimità dei prepensionamenti obbligatori e il rischio di “perdere l’anima e la storia “ del Sole 24 Ore. “L’editore sbaglia due volte – aggiunge Olivieri – una prima volta liberandosi di persone altamente capaci e poi per gli incentivi che riconosce. Trattenere i redattori in servizio costerebbe di meno”.
L’accordo deve però ancora passare il voto dell’assemblea di redazione, convocata mercoledì 5 febbraio. Tra i votanti c’è anche Dino Pesole, altra firma autorevole del Sole, che sospende il giudizio sull’accordo in attesa di conoscerne i contenuti: “Scegliere strade dolorose è sempre difficile – dichiara il giornalista – dalle informazioni che circolano, il piano sembra una decisione che prova a far fronte alla situazione di difficoltà del giornale, sperando che sia sufficiente”.
Tira aria pesante anche all’interno del Gruppo Rcs, alle prese da un anno con un piano di risanamento che comporta 600 esuberi in Italia (200 sono giornalisti), sfociato nella chiusura e nella messa in vendita di alcune testate del comparto periodici. L’ultimo a cadere è stato il settimanale economico Il Mondo, la cui chiusura è stata ufficializzata lo scorso 16 gennaio: la redazione ha 13 giornalisti, che ora vedono come prospettiva più ottimistica l’accorpamento della loro testata nell’inserto CorriereEconomia.
Lo scorso 23 gennaio l’editore ha presentato un piano che ridisegna il futuro dei suoi periodici con 23 esuberi, una decina di prepensionamenti e contratti di solidarietà per 65 redattori, compresi quelli già in cassa integrazione. La decurtazione dello stipendio, anche in questo caso con interventi dell’Inpgi e dello Stato, arriva fino al 9%. Una soluzione che, secondo l’editore, comporterà risparmi per 2-3 milioni di euro, e che vede l’introduzione delle Uor (Unità organizzative redazionali), piccoli gruppi tematici di redattori in esubero che forniranno contenuti ai due quotidiani Rcs (Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport) e ai sei periodici ancora in attività (Io Donna, Living, Style, Amica, Dove e Oggi).
Un piano che non piace ai lavoratori. Le redazioni del gruppo Rcs sono da una settimana in stato d’agitazione. Lunedì scorso il sito di Oggi non è stato aggiornato per mezza giornata. La redazione del periodico, riunita in assemblea permanente, non si lascia neanche passare le telefonate. I giornalisti di Oggi hanno chiesto all’azienda un chiarimento non solo sul piano di risanamento, ma anche sulle voci di vendita o di chiusura del cartaceo, con accorpamento del sito come “canale gossip del Corriere della Sera”.
Lo sfondo delle due vicende, Sole 24 Ore e Rcs, è un settore che dal 2009 a oggi ha perso il 13% di occupazione, ovvero 2.200 posti di lavoro svaniti nel nulla. A tirare le somme è Andrea Camporese, presidente nazionale dell’Inpgi, durante un convegno di Quarto Potere avvenuto sabato scorso a Milano. “Nel primo mese del 2014 – ha dichiarato Camporese – i posti di lavoro persi sono stati 200. Dal 2009, il ricorso agli ammortizzatori sociali è aumentato del 230%”.
Unica strada per uscire dalla crisi dell’editoria, per il Presidente dell’Inpgi, è l’adozione di un contratto di lavoro che mantenga “equità inter-generazionale, che includa i giovani. Un sistema che protegga non solo il presente, ma che sia sostenibile anche per il futuro”.