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Pacco bomba alla Stampa

07 ott 2013
Era indirizzato al cronista Massimo Numa che si occupa dei No Tav. L'ordigno era mascherato da hard disk, sarebbe esploso cinque secondi dopo essere stato collegato alla presa Usb

Era indirizzato al cronista Massimo Numa che si occupa dei No Tav. L'ordigno era mascherato da hard disk, sarebbe esploso cinque secondi dopo essere stato collegato alla presa Usb


da www.corriere.it

Un hard disk carico di esplosivo è stato recapitato al giornalista Massimo Numa del quotidiano La Stampa nella sede della redazione torinese. Se inserito in un computer, sarebbe esploso. Il giornalista si è insospettito, quando ha ricevuto il pacco, per via del contenuto del biglietto, in cui c’era scritto che all’interno del supporto elettronico ci sarebbero stati filmati e documenti “delle forze dell’ordine”. Numa ha quindi chiamato la digos che ha sequestrato l’hard disk e ha proceduto alle verifiche. È emerso che conteneva sostanze esplosive.

La Procura di Torino ha aperto un’inchiesta, coordinata dai pm Andrea Padalino e Antonio Rinaudo. Numa è stato più volte minacciato negli ultimi anni per i suoi articoli relativi alla Tav e ai movimenti antagonisti torinesi, che lo considerano troppo “vicino” alle forze dell’ordine. Alla Stampa era arrivata una busta con esplosivo anche il 9 aprile scorso. Aperta da un impiegato, non era esplosa solo per caso. L’azione era stata rivendicata pochi giorni dopo dagli anarchici. Gli inquirenti seguono anche questa volta la pista legata ai gruppi torinesi vicini a quest’area. La consegna della busta è avvenuta ieri, il giorno in cui è stato appiccato un incendio doloso a un macchinario della Geomont di Bussoleno, impresa che lavora per la Tav. Il direttore del quotidiano torinese, Mario Calabresi, ha affidato a Twitter un commento: “Si capisca che è in atto una deriva violenta”.

Dalle analisi è emerso che sono due i tipi di polvere da sparo, di colore diverso, contenuti nella scatoletta, per un totale di 120 grammi. Una è più detonante, la seconda più esplosiva. Un mix in grado di generare una carica molto forte, potenziata dal fatto che la sostanza è stata compressa in uno spazio ridotto. Se qualcuno avesse inserito l’hard disk nel Pc, avvicinandosi alla fessura per inserirlo, avrebbe ricevuto una scarica di schegge in faccia. L’esplosivo, secondo gli inquirenti, avrebbe potuto causare a un individuo a distanza ravvicinata, oltre a danni alla vista e lesioni, anche conseguenze letali.

Proseguono intanto le indagini sull’attacco incendiario alla Geomont di mercoledì 2 ottobre. Le fiamme erano divampate pochi minuti dopo due telefonate mute – un segnale d’avvertimento – arrivate a un’impiegata che si trovava in magazzino. Durante il sopralluogo era stato trovato uno straccio, la probabile miccia. Oggi sono state trovate altre tracce, umane, nel bosco vicino all’impresa. In particolare, in una radura, sono state scoperte impronte e altri elementi che sono al vaglio degli inquirenti.

In serata è arrivato un comunicato stampa del Movimento No Tav che si dissocia da quanto accaduto. “Respingiamo al mittente ogni collegamento – c’è scritto – il movimento no tav ha chiarito in più occasioni che non ha assolutamente né la volontà né l’interesse di creare danni alle persone. Pallottole e bombe non ci appartengono”. “Piuttosto - prosegue il testo - continuiamo a sottolineare la faziosità e il comportamento indegno che alcuni cronisti e alcune testate hanno nei confronti del movimento stesso”.

Il Comitato di redazione del giornale è intervenuto esprimendo solidarietà al collega “vittima di un attentato che ha messo a rischio la sua incolumità”. “Un gesto particolarmente odioso - sottolinea il Cdr - che cerca di intimidire un giornalista che da anni lavora su fronti difficili e mette in dubbio la libertà di stampa che il nostro Paese ha conquistato a caro prezzo. Nessuna divergenza di idee può giustificare l’uso della violenza per imporre ad altri il proprio modo di vedere le cose o, peggio, per impedire a chiunque di raccontare dei fatti o di esprimere un’opinione”.

Massimo Numa è stato minacciato decine di volte. Recentemente, alcuni hacker di Anonymous hanno tentato di introdursi nella sua casella di posta elettronica e hanno colpito, non riuscendoci, quella della sorella. Sull’episodio è stata aperta un’inchiesta. Una delle ultime polemiche contro di lui è nata online alla fine di settembre, relativamente a una sua pubblicazione definita “neofascista”, intitolata “La stagione del sangue”. Numa è stato accusato - sui social network e su alcuni siti antagonisti - di “denigrare la Resistenza” e di accostare “i No Tav ai terroristi”. Oltre alle minacce, il giornalista de La Stampa in passato ha subito tentate aggressioni. Lo scorso otto maggio il suo autista è stato colpito da lanci di pietre mentre era chiuso in macchina, ad aspettare il cronista in servizio nella zona di Porta Palazzo.